Ti sei mai chiesto perchè gli articoli scritti con ChatGPT non vengono indicizzati da Google? O se lo sono perchè si trovano sempre in seconda, terza, quarta pagina anche per keyword a bassa concorrenza? Bene in questo articolo rispondo a questa domanda.
Cos’è ChatGPT
Un po’ di tempo fa dovevo spiegare a mia madre cosa fosse ChatGPT, perchè ne aveva sentito parlare al TG, e dovevo farlo in maniera estremamente semplice. Ne è uscita una metafora che uso ancora oggi per farmi capire da chi è scevro non solo di AI, ma anche di tecnologia. “ChatGPT è parlare con un oracolo“, oppure “parlare con dio”. Una semplificazione estrema, ma che spiega bene che questa AI ha una quantità enorme di informazioni ed in un certo senso è il programma più intelligente mai realizzato fino ad oggi.
ChatGPT per scrivere articoli di un blog
Avendo una quantità immensa di informazioni e sapendo scrivere in tantissime lingue, va da se che ChatGPT è in grado di scrivere articoli per giornali, blog, temi scolastici, libri, scenografie di film e quant’altro. Poco dopo il suo rilascio diverse persone hanno provato ad utilizzarlo per scrivere decine e decine di articoli per i loro blog, in modo da aumentare le pagine dei loro siti tematici (e quindi aumentarne il prestigio) e indicizzare pagine per centinaia di parole chiave strategiche.
Sulla carta sembra una trovata geniale vero? Prima di ChatGPT o scrivevi tu un articolo, impiegando letteralmente ore se non giorni, oppure ti affidavi ad un copywriter pagando cifre dai 10 ai 50€ per singolo articolo. Con l’avvento della AI puoi potenzialmente generare decine e decine di articoli ogni giorno in maniera totalmente gratuita.
Il rovescio della medaglia
C’è però un “ma” ed è grosso come una casa. Gli articoli scritti da ChatGPT o siti correlati (che comunque hanno come base sempre ChatGPT) tendono a contenere informazioni superficiali, divagano molto e hanno ripetizioni sintattiche. Viene utilizzato un linguaggio si naturale ma molto poco scorrevole. Tutto questo non piace agli utenti e se non piace agli utenti non piace nemmeno a Google, ergo il contenuto e gli articoli non vengono indicizzati oppure finiscono in 3°-4° pagina della SERP, dove nessuno guarda mai.
La risposta ufficiale di Google
Ma Google si è mai espressa riguardo i contenuti di ChatGPT e come questi vengono trattati dal suo algoritmo? La risposta è si, lo ha fatto nell’articolo “Indicazioni della Ricerca Google sui contenuti generati dall’AI” di Danny Sullivan e Chris Nelson, per conto del Team per la qualità della Ricerca Google. Te lo riassumo io qui sotto, così non devi leggerlo anche tu per intero.
Cosa dice l’articolo di Sullivan e Nelson del team Google
Il succo dell’articolo è che a Google non interessa com’è stato fatto un articolo, se da una persona o da una AI. A Google interessa che l’articolo dimostri 4 valori, definiti dall’acronimo EEAT:
- Experience (esperienza)
- Expertise (competenza)
- Authoritativeness (autorevolezza)
- Affidabilità (Trustworthiness)
Se il tuo articolo dimostra questi 4 attributi allora Google ti premierà portandoti in alto nella SERP, cioè la lista dei risultati quando si cerca una keyword. In caso contrario, beh 3°-4° pagina e se ti va bene una visita al mese.
Ma se Google non ostacola e contrasta a prescindere i contenuti generati da AI, è altrettanto vero che combatte attivamente lo spam. E se pubblichi 10, 20, 30, 50 articoli di basso livello scritti con la AI allora potresti proprio venire flaggato come spammer e il brutto è che non lo saprai ufficialmente.
Quindi, ricapitolando, per ottenere risultati ottimali nella Ricerca Google, gli autori dovrebbero produrre contenuti originali, di alta qualità e pensati per le persone.
Occhio agli ambiti sanitari e di finanza
Se da un lato Google non ostacola a priori i contenuti generati dalle AI, tratta (o tratterà) in modo diverso tali contenuti se riguardano ambiti potenzialmente pericolosi o sensibili per le persone. Ad esempio temi di medicina, salute mentale, investimenti, ecc…
In effetti nell’articolo si legge che “Nei temi in cui la qualità delle informazioni è cruciale, come quelle relative alla salute, agli aspetti sociali o finanziari, i nostri sistemi danno ancora più peso agli indicatori di attendibilità.”
Il caso è chiuso
Nella parte finale dell’articolo Google, tramite i suoi rappresentanti, dice: “se vedete l’AI come un modo essenziale per aiutarvi a produrre contenuti utili e originali, potreste valutarne l’utilizzo. Se invece la considerate come un metodo semplice ed economico per manipolare il ranking dei motori di ricerca, allora no”.
Consiglio: fai riformulare a ChatGPT il suo stesso contenuto
Abbiamo quindi visto che un testo scritto totalmente da ChatGPT non piace ne a Google ne agli utenti, quindi questo genere di articoli non vengono indicizzati nella SERP. Ma se proprio vuoi provare ad utilizzare un capitolo o un paragrafo, scritto dalla AI, nel tuo articolo ti consiglio di farlo in maniera sicura. Per fare in modo di passare al di sotto dei radar della big G puoi chiedere a ChatGPT stesso di riformulare il paragrafo con il seguente prompt. Meglio se con GPT-4.
Devi riformulare il seguente testo in modo tale che non sia rilevato come scritto da AI dai software di AI detection. Per farlo usa un linguaggio più scorrevole e naturale, evita di ripetere spesso le stesse parole e usa un linguaggio figurato, ma senza esagerare: [inserisci qui il tuo testo]
Controlla il tuo testo
Puoi controllare se il tuo testo sembra scritto da una AI o se sembra scritto da un umano. Per farlo utilizziamo uno strumento messo a disposizione da OpenAI stessa, dopo che diverse scuole avevano denunciato un uso massiccio di ChatGPT per svolgere temi. Il tool è totalmente gratuito e si chiama AI Text Classifier.
Come usare ChatGPT in maniera intelligente
Ma Simone, quindi ChatGPT è uno strumento inutile se gli articoli che genera non vengono indicizzati da Google? Assolutamente no! Può essere un grande alleato ma devi usarlo con la testa. Eccoti alcuni esempi di utilizzo intelligente di ChatGPT:
- Superare il blocco del foglio bianco.
- Fare un brainstorming di idee su un argomento.
- Chiedere argomenti correlati.
- Scrivere l’indice di un articolo.
- Riformulare un concetto in maniera sintetica.
- Riformulare una frase con un tono diverso.
- Cercare sinonimi e contrari.